Il medico deve sapere osservare le relazioni fra l'uomo e il mondo esterno, fra abitudini di vita e malattia. Solo dopo aver colto tutti questi elementi egli potrà risolvere il problema terapeutico, secondo la regione, il clima e l'individuo.
(Nei Jing Su Wen)

Rando Diana - Dietista e Naturopata - Verona
rando.diana@libero.it

domenica 24 luglio 2011

Agricoltura: base della vita e futuro dell'umanità

Iteressante articolo di Lisa Bortolotti trovato sul sito LiberaMenteSerevo.it

http://www.liberamenteservo.it/modules.php?name=News&file=article&sid=4258

"Basterebbe organizzare una filiera corta in cui non solo un soggetto neutro terzo si occupa di tutto quanto attiene alla parte commerciale (così il produttore può dedicarsi al suo mestiere, all’agricoltura), ma si occupa anche della lavorazione del bene primario e della sua trasformazione in prodotto complesso (le marmellate? i succhi? le pesche sciroppate? le crostate? ecc …). I margini di rientro (delle marmellate per intenderci) vengono redistribuiti a tutti i soggetti che hanno partecipato alla filiera, produttori compresi. I costi saranno minimi perchè la struttura terza non persegue il profitto da speculazione (solo un normale utile di gestione) e perchè risulta come unico soggetto di passaggio intermedio tra il produttore e il consumatore; perchè la logistica è razionalizzata e ottimizzata e perchè i consumi energetici sono notevolmente abbattuti. I prezzi al consumo possono essere ancor più ridotti con l’applicazione ulteriore di un Buono Locale, attraverso il quale la competitività con gli ipermercati è assicurata."


Questa soluzione è molto interessante, tuttavia io proporrei, al posto di un soggetto terzo, per quanto neutro, una famiglia che sia impresaria di sè stessa, nella quale tutti i componenti svolgono un ruolo proprio: coltivazione, trasformazione, commercializzazione.

L'agricoltura non è solo la base, ma è soprattutto il futuro dell'umanità.

mercoledì 20 luglio 2011

Alimentazione e acidificazione del sangue

Interessante articolo del Dr. Aldo Vaccaro tratto dal sito http://www.disinformazione.it/ su alimentazione e acidificazione del sangue.

http://www.disinformazione.it/acidificazione_sangue_urine.htm

martedì 15 febbraio 2011

La dieta del meditatore



L’uomo è l’unica specie animale la cui dieta non è fissa. La dieta di tutti gli altri animali è fissa: sono i loro bisogni fisici e la loro natura che decidono cosa devono mangiare e cosa no, quanto devono mangiare, quando devono mangiare e quando smettere. Ma l’uomo è assolutamente imprevedibile, incerto. La sua natura non gli dice cosa deve mangiare, né la sua consapevolezza gli dice quanto deve mangiare, né la sua comprensione gli dice quando deve smettere di mangiare. Dato che nessuna di queste qualità dell’uomo è prevedibile, la vita umana ha preso direzioni molto incerte. Ma con un po’ di comprensione – se l’uomo inizia a vivere con intelligenza, con un po’ d'attenzione, con gli occhi almeno parzialmente aperti – non è affatto difficile passare a una dieta appropriata. Nulla potrebbe essere più facile. E, per comprendere la dieta giusta, possiamo dividerla in due parti. La prima parte: cosa si deve mangiare e cosa non si deve mangiare? Il corpo umano è fatto di elementi chimici. Il funzionamento del corpo è chimico. Se ingerisci dell’alcol, il corpo sarà influenzato dalle sostanze chimiche, diventando intossicato, inconscio. Per quanto la persona sia sana e pacifica, la chimica dell’intossicazione influenzerà il suo corpo. Per quanto sia sana la persona, se le dai del veleno, morirà. Qualsiasi alimento che porti l’uomo in uno stato d’inconsapevolezza, di eccitazione, che lo disturbi in modo estremo, è nocivo. E il danno peggiore si verifica quando queste cose raggiungono l’ombelico. Forse non sai che in tutto il mondo, in naturopatia, vengono usati per curare il corpo impacchi di argilla, alimenti vegetariani, strisce di tessuto imbevute d’acqua e bagni. Ma nessun naturopata ha ancora compreso che gli effetti sul corpo delle strisce di tessuto imbevute d’acqua, degli impacchi d’argilla o dei bagni non dipendono tanto da particolari caratteristiche di queste cose, ma dal fatto che esse influenzano il centro dell’ombelico. E il centro dell’ombelico poi influenza il resto del corpo. Tutte queste cose – l’argilla, l’acqua, i bagni – hanno un effetto sull’energia quiescente del centro dell’ombelico; quando quest’energia si sveglia, la salute appare nella vita della persona. Ma la naturopatia non ne è ancora consapevole. La naturopatia pensa che gli effetti benefici derivino dagli impacchi d’argilla o dai bagni e dalle strisce bagnate messe sullo stomaco! Hanno sì un effetto, ma i veri benefici derivano dal risveglio dell’energia nei centri quiescenti dell’ombelico. Se il centro dell’ombelico viene trattato male, se viene usata la dieta sbagliata, il cibo sbagliato, pian piano il centro dell’ombelico diventa quiescente e la sua energia s’indebolisce. Il centro inizia ad addormentarsi, finché cade completamente nel sonno. A quel punto non lo riconosciamo neppure più come centro. Ci accorgiamo solo di due centri: uno è il cervello, in cui si muovono continuamente i pensieri, e l’altro è il cuore, in cui si muovono le emozioni. Al di là di questo, più in profondità, non abbiamo alcun contatto. Più il cibo è leggero e meno pesantezza creerà nel corpo, e quindi sarà più prezioso e significativo per dare inizio al nostro viaggio interiore. La prima cosa da ricordare riguardo alla dieta è che non dovrebbe creare eccitazione, non dovrebbe intossicarti ed essere pesante. Dopo aver mangiato nel modo giusto non senti pesantezza e sonnolenza. Ma noi sentiamo quasi tutti pesantezza e sonnolenza dopo i pasti – ciò ci mostra che abbiamo mangiato nel modo sbagliato. Alcune persone si ammalano perché non hanno cibo a sufficienza e altre perché mangiano troppo. Alcune persone muoiono di fame e altre per un eccesso di cibo. E il numero di persone che muoiono per eccesso di cibo è sempre stato maggiore di quello delle persone che muoiono di fame – pochissime persone muoiono di fame. Anche se rimani affamato, non muori prima di tre mesi. Chiunque può vivere senza mangiare per tre mesi. Ma se mangi troppo per tre mesi, non hai alcuna possibilità di sopravvivere. I nostri atteggiamenti sbagliati riguardo al cibo stanno diventando pericolosi e comportano un prezzo molto alto da pagare. Ci hanno portato a un punto in cui siamo vivi per miracolo. Invece di salute, il cibo sembra creare in noi malattia. È una cosa sorprendente che il cibo ci faccia ammalare. È come se il sole sorgesse la mattina portando il buio. Questa sarebbe una cosa parimenti sorprendente e strana. Tutti i medici del mondo sono dell’opinione che la maggior parte delle malattie nell’uomo dipendano da una dieta sbagliata. Quindi la prima cosa è che ognuno dev’essere estremamente consapevole di come mangia. E dico questo specialmente per il meditatore. Il meditatore deve rimanere consapevole di cosa mangia, di quanto mangia, e dell’effetto che il cibo ha sul suo corpo. Sperimentando per alcuni mesi con la consapevolezza, scoprirà sicuramente qual è il cibo giusto per lui, quello che gli dà tranquillità, pace e salute. Non ci sono vere difficoltà: è solo perché non diamo alcuna attenzione al cibo, che non riusciamo mai a scoprire qual è quello giusto per noi”.

Osho
tratto da The Inner Journey

sabato 15 gennaio 2011

Edward Bach - Parola d'ordine: Semplicità


Domenica 23 gennaio 2011
Ore 15 – 17
Presso “LA FONTE SACRA” – Studio di Naturopatia
Via Calabria 4 – S. Massimo (Vr)

EDWARD BACH - PAROLA D’ORDINE: SEMPLICITA’
Corso in otto incontri sui rimedi floreali del dott. Bach



Nel periodo che va dal 1930 al 1936, anno della sua morte, Edward Bach, medico e batteriologo gallese, mise a punto un sistema terapeutico completo definito “Fiori di Bach”. Egli scoprì i 38 rimedi floreali che servono a combattere i 38 stati d’animo negativi in cui l’uomo può trovarsi e che spesso sono la vera causa della malattia, intesa come alterazione dell’equilibrio psico-fisico.
Il metodo del dottor Bach si fonda sulla semplicità: “Quando ho fame vado nell’orto e raccolgo un cespo di lattuga. Quando sono spaventato e malato, prendo una dose di Mimulus o di qualche altro rimedio, a seconda dei casi” (“I Dodici guaritori e altri rimedi”).
Nonostante il mutare dei tempi e delle circostanze, la natura umana rimane sempre la stessa. L’uomo continua a provare paura, odio, impazienza, risentimento, disperazione, abbattimento, insicurezza e mancanza di fiducia in se stesso fin dall’inizio dell’esistenza dell’umanità. Per questo Edward Bach definì i suoi rimedi “la medicina del futuro”, in quanto adatti in ogni tempo e per ogni individuo.
I rimedi del dottor Bach agiscono non direttamente sulla malattia ma sulla mente, la personalità e il temperamento della persona.
La salute fisica dipende dal modo in cui affrontiamo le diverse circostanze della vita: dal modo di pensare, dai sentimenti e dalle emozioni. Un atteggiamento negativo si ripercuoterà sia sul corpo che sugli eventi che ci coinvolgono.
Il corso è strutturato in 8 incontri tematici relativi ai fiori di Bach, improntati sul concetto di semplicità e sull’apprendimento dell’utilizzo autonomo dei fiori di Bach nella vita quotidiana:
1. Primo incontro: conoscere Edward Bach e la sua filosofia
2. Secondo incontro: rimedi floreali contro la paura: Mimulus, Aspen, Rock Rose, Red Chestnut, Cherry Plum
3. Terzo incontro: rimedi floreali contro l’indecisione e l’incertezza: Scleranthus, Wild Oat, Cerato, Hornbeam, Gentian, Gorse
4. Quarto incontro: rimedi floreali contro la solitudine: Heather, Impatiens, Water Violet
5. Quinto incontro: rimedi floreali contro la tendenza a nutrire scarso interesse per gli eventi del presente: Honeysuckle, Clematis, White Chestnut, Wild Rose, Chestnut Bud, Olive, Mustard
6. Sesto incontro: rimedi floreali contro la disperazione e lo sconforto: Larch, Elm, Oak, Crab Apple, Pine, WIllow, Sweet Chestnut, Star of Bethlehem
7. Settimo incontro: rimedi floreali contro la tendenza a farsi eccessivamente influenzare da idee e personalità altrui: Walnut, Centaury, Agrimony, Holly
8. Ottavo incontro: rimedi floreali contro la tendenza a preoccuparsi eccessivamente per il benessere altrui: Vervain, Rock Water, Beech, Vine, Chicory
La partecipazione al primo incontro è indispensabile per poter comprendere meglio il significato e l’utilizzo dei fiori di Bach.
La partecipazione agli altri sette incontri è a scelta, in base agli interessi specifici di ognuno riguardo uno, più o tutti i gruppi di fiori di Bach.
Il costo di ciascun incontro è di 10,00 euro, comprensivo di dispensa ed esercitazione pratica.
Per informazioni ed iscrizioni: 328-8583127

giovedì 22 ottobre 2009

Quante E ci sono nel tuo piatto?


Da circa 25 anni la mia alimentazione è prevalentemente biologica. Prevalentemente, perché spesso non è possibile scegliere, soprattutto quando si mangia al ristorante, in pizzeria o al bar. Solitamente faccio anche la spesa nei negozi che vendono prodotti biologici, ma alle volte, per questioni di tempo o di luogo, è necessario fare la spesa nei supermercati. Allora sorge inevitabilmente la domanda: “Da dove arriva questa frutta e questa verdura?”, “Come sarà stato prodotto questo alimento?”. Così, già da alcuni anni, ho iniziato a controllare tutti gli ingredienti e i paesi di produzione di ciò che volevo comprare. Ed ho scoperto che la quantità di ingredienti inutili presenti negli alimenti è veramente enorme.
Tempo fa, per esempio, in un negozio di prodotti tipici in un paese di montagna ho trovato dei vasetti di verdura veramente invitanti: radicchio di Treviso, tarassaco, funghi, ecc. Verdure anche un po’ insolite da trovare altrove. E mi sono lasciata attrarre dalla bellezza delle verdure e dalla confezione. Ho comprato più vasetti, senza pensare prima di leggere l’etichetta. Quando ho provato a mangiare le verdure, mi sono accorta che avevano tutte lo stesso gusto e non erano buone quanto erano belle, anzi. Ho letto l’etichetta ed ho scoperto che il produttore aveva pensato di introdurre nei vasi un “esaltatore di sapidità”: il glutammato monosodico. Ma che ci sarà da esaltare nella bontà naturale di una verdura? Il contenuto di tutti i vasetti è finito nel secchio dell’immondizia. Delusione e perdita di circa 28 euro.
Morale: meglio leggere le etichette prima di comprare un prodotto, altrimenti:
- Si dovrà buttare via il prodotto e con esso i soldi spesi (scelta auspicabile)
- Ci si sentirà in dovere di mangiare lo stesso il prodotto perché “è peccato sprecare” (sostituendosi alla pattumiera)
- Ci si intossicherà di sostanze inutili e dannose additivate al prodotto.
Purtroppo molte persone non leggono minimamente gli ingredienti, sia per abitudine, sia per la piccolezza dei caratteri di stampa. E così giornalmente introducono una grande quantità di sostanze che intossicano l’organismo senza esserne consapevoli. Spesso, però, le persone sono disinteressate a ciò che introducono nel loro corpo.
Per esempio, quante E vengono introdotte attraverso l’alimentazione quotidiana da una persona?
Le E sono quelle sostanze indicate da una sigla composta dalla E e da tre cifre che indicano il tipo di additivo utilizzato nella preparazione di un prodotto. In base alla direttiva CEE n.107 del 1989, viene considerato additivo alimentare "qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente”.
Quindi, è un qualcosa che non fa parte in natura dell’alimento, non è un alimento, ma diventerà un componente dell’alimento, e con esso entrerà nel nostro organismo.
Tra queste sostanze troviamo: conservanti, antiossidanti, coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, agenti anti-schiuma, anti-agglomeranti, ecc.
Il Centro Antitumori di Aviano (PN) ha distribuito un elenco contenente le sigle dei vari additivi, dividendoli in “inoffensivi”, “sospetti” e “tossici”. Tra questi ultimi, guarda caso, quello considerato il più pericoloso di tutti è l’E330, cioè il glutammato monosodico. Allora, come mai ne viene consentita la sua utilizzazione in moltissimi prodotti?
Sempre nel suddetto volantino è riportato un elenco di categorie di prodotti, comprensivo dei marchi di produzione, che contengono gli additivi alimentari considerati tossici: merendine, bibite, aperitivi, dolciumi, prodotti da lievitazione ma anche sigarette. Al primo posto di questo elenco sono indicate le merendine e le relative ditte produttrici. Infatti, gran parte dei prodotti che contengono additivi alimentari (sia considerati innocui che tossici) sono destinati all’alimentazione dei bambini.
Per esempio: “l’E102 (tartrazina) è un colorante artificiale di colore giallo limone che viene aggiunto nelle bevande gassate, nelle caramelle alla frutta, nei budini, nelle minestre confezionate, nei gelati, nei chewing-gum, nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nella mostarda, nello yogurt e in molti altri alimenti insieme a glicerina, limone e miele. La si può trovare anche negli involucri delle capsule di medicinali. A volte viene addizionato al colorante E133 (blu brillante) e E142 (verde) per produrre diverse sfumature di verde durante i processi di inscatolamento dei piselli. È causa di molte allergie e intolleranze in quanto libera istamine. Tra le reazioni a questo colorante vi sono: emicrania, edemi, visione a macchie, riniti, macchie rosse sulla pelle, problemi di respirazione. Se assunta in concomitanza con l’acido benzoico (E210) provoca iperattività nei bambini. Questo colorante è permesso in Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, mentre è vietato in Norvegia e in Austria” (fonte: Wikipedia, l’enciclopedia libera).
Questo è solo uno degli esempi dei danni che questi additivi provocano alla salute delle persone, in special modo bambini, anziani e convalescenti. Chi, infatti, non ha mai pensato di regalare qualche caramella alla frutta ad un bambino o ad una persona anziana, di portare un gelato ad un degente in ospedale o ad un convalescente, di mettere una merendina nello zaino della scuola del proprio figlio?
La domanda inevitabile è: perché? Perché queste sostanze sono vietate in alcuni paesi ed in altri (il nostro compreso) no, pur sapendo che sono dannose?
Spesso ci sentiamo impotenti di fronte alle scelte delle multinazionali e della politica economica mondiale, ma non dobbiamo dimenticare che noi comuni consumatori abbiamo in mano un’arma molto potente: il potere d’acquisto. Possiamo scegliere ciò che vogliamo comprare, possiamo scegliere ciò che vogliamo mangiare e in questo modo influenzare le scelte produttive delle varie ditte. Ricordiamoci la legge dell’economia studiata a scuola: è la domanda che crea l’offerta.
Cominciate a leggere le etichette dei prodotti che acquistate abitualmente (non solo alimentari, per esempio anche i prodotti cosmetici e di bellezza). Evidenziate quante E trovate e, dando valore 1 ad ogni E, provate a fare il conto di quante E giornalmente finiscono nel vostro piatto, o meglio nel vostro organismo. Il numero totale di E rende l’idea del grado di tossicità giornaliero, dato solo dall’alimentazione. Ad esso bisogna aggiungere una vasta gamma di sostanze tossiche che entrano nel nostro organismo anche attraverso la pelle, l’aria e perfino i pensieri. Se siete curiosi, andate a vedere in internet le notizie relative alle varie sigle. La migliore difesa è la consapevolezza.
Gli unici artefici della nostra salute e della nostra malattia siamo noi. Non solo, siamo anche responsabili della salute e della malattia delle persone che ci stanno vicino, in primis i bambini. Molto tempo fa qualcuno disse: “Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Quindi, evitiamo di intossicare i bambini (nostri e degli altri) offrendo loro caramelle, merendine, ecc. Ci sono molti altri modi per esprimere l’amore. Il cibo ha un’altra funzione.

domenica 2 agosto 2009

IL CIBO NEMICO

Quand’è che il cibo, nella storia dell’umanità, ha iniziato ad essere un nemico?
Un tempo cibo “cattivo” era considerato il cibo velenoso o avariato, che poteva provocare malattia e morte. Oggi il cibo “cattivo” è quello che “fa ingrassare”, quello che “fa giudicare” chi lo consuma, quello che non viene “socialmente accettato”, perché sinonimo di “capriccio, voglia, desiderio, debolezza”.
Mi riferisco sicuramente ai dolci, ma non deve stupire se per molte persone nella stessa categoria rientrano anche tutti i carboidrati.
Dei dolci se ne può fare a meno. Dal punto di vista nutrizionale non sono nemmeno così salutari, perché ricchi di zuccheri, grassi, coloranti, conservanti, ecc. Solo da pochi decenni sono entrati a far parte dell’alimentazione quotidiana. Un tempo erano un’eccezione, oggi sono un cibo-consolatorio.
Ma per quanto riguarda i carboidrati, essi sono indispensabili alla vita. È sui cereali, infatti, che si è basata la sopravvivenza dell’umanità. In ogni Paese del mondo esistono uno o più cereali tipici di quel luogo, in sintonia con il clima, l’ubicazione geografica, la composizione geologica di quel territorio. Nei Paesi in via di sviluppo i cereali sono considerati una ricchezza, un dono prezioso della natura insieme all’acqua, perché insieme garantiscono la vita.
Solo nei paesi “civilizzati” i cereali vengono considerati una “minaccia”, più per la linea che per la salute. E per alcuni aspetti, non a torto, se pensiamo quanto sono stati snaturati, manipolati, raffinati, chimicizzati, elaborati dalla grande industria, tanto da non possedere più nulla della funzione originaria: quella di nutrire.
I carboidrati sono diventati un serbatoio di nude calorie, un veicolo di sostanze additivate dannose alla salute, che nulla hanno a che vedere con la composizione originale del cereale da cui derivano.
Invece di eliminare i carboidrati dall’alimentazione quotidiana, perché non riconsiderare la loro qualità?
Ormai da troppo tempo siamo abituati ad introdurre un solo tipo di cereale: il frumento. Tutte le forme di carboidrati che introduciamo nell’arco della giornata sono a base di frumento: pasta, pane, grissini, crackers, dolci, ecc. Tra l’altro, il frumento con cui vengono fatti viene concimato con fertilizzanti chimici e poi raffinato. Di conseguenza ne deriva un alimento povero di vitamine e sali minerali. Inoltre, la quasi totalità del frumento impiegato nella grande industria deriva da un incrocio tra un frumento “nanizzato” (cioè trattato con le radiazioni perché la pianta non cresca troppo in altezza), chiamato Creso, e un frumento di coltivazione messicana. Ciò avveniva negli anni ’80 e le conseguenze di tutte queste operazioni manipolative sono ora visibili nel dilagare delle intolleranze e allergie che molte persone hanno sviluppato nei confronti degli alimenti contenenti glutine.
In natura esistono numerose varietà di cereali: orzo, miglio, mais, riso, kamut, farro, quinoa, grano saraceno, avena, segale. Ognuno di essi ha caratteristiche e composizione diverse e la loro rotazione nell’alimentazione settimanale garantisce un apporto di sostanze nutritive molto vario, purché di origine biologica e assunti nella forma integrale. Della maggior parte di questi si trovano anche i derivati (pane, pasta, crackers, biscotti, gallette, fiocchi, ecc.) e anche le farine, ma la forma migliore di assunzione per poter usufruire delle loro qualità è quella in chicco o comunque la meno manipolata possibile.
Questi cereali e i loro derivati si possono trovare nei negozi specializzati nella vendita di alimenti biologici e biodinamici, ma da un po’ di tempo anche in alcuni supermercati. In questi ultimi, però, spesso la scelta è meno varia e i prezzi maggiori, oltre al fatto che i prodotti sono esclusivamente confezionati. È quindi utile leggere bene le etichette per essere sicuri che non siano stati additivati di sostanze conservanti, anche se considerate legali.
L’essere umano non è fatto solo di fisico. Per questo tutte le tecniche utilizzate per controllare il peso corporeo (diete, attività fisica eccessiva, digiuni, ecc.) prima o poi rivelano la loro inefficacia e dannosità. Ci si dimentica troppo spesso delle proprie componenti spirituale e mentale, le quali non possono essere controllate dalla volontà e continuano ad ostacolarci nel nostro intento autolesionista, inviando continui messaggi. Tuttavia, noi continuiamo ad ignorarli, sia perché non siamo più in grado di ascoltarci, sia perché ci illudiamo di poterli controllare.
Lo stimolo della fame è un segnale che viene dal nostro essere istintivo. Il suo scopo è permettere la sopravvivenza. Come può essere considerato un nemico? Continuare ad ignorarlo significa voler ignorare la vita stessa. Alla fine, essa ci invia un segnale di disagio talmente forte in modo che non sia più possibile far finta di niente. In un attimo avviene ciò che tanto avevamo temuto. Siamo costretti a capitolare. Ma ormai, in pochi secondi, riempiamo il nostro essere con un’infinità di cibo-spazzatura, invece che di cibo-amore e cibo-cura di sè. E il risultato è proprio quello che abbiamo cercato così affannosamente di evitare.
“Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. “Ama il tuo prossimo come te stesso”.
Perché non trasformare questi insegnamenti in:
“Non fare a te stesso ciò che non faresti agli altri” e “Ama te stesso come ami il tuo prossimo”?
Possiamo cominciare proprio adesso: solo il presente ha valore. Il passato è passato: non esiste più. Il futuro non esiste ancora, ma sarà una conseguenza delle nostre azioni nel presente.
Riempiamo la nostra vita di atti d’amore verso noi stessi!