Il medico deve sapere osservare le relazioni fra l'uomo e il mondo esterno, fra abitudini di vita e malattia. Solo dopo aver colto tutti questi elementi egli potrà risolvere il problema terapeutico, secondo la regione, il clima e l'individuo.
(Nei Jing Su Wen)

Rando Diana - Dietista e Naturopata - Verona
rando.diana@libero.it

martedì 16 giugno 2009

Il circolo vizioso

Spesso l’alimentazione quotidiana si caratterizza come disturbo del comportamento alimentare, anche se non in maniera palese. La persona si alimenta facendo molta attenzione a ciò che introduce, anche se dichiara di non essere a dieta. Spesso il modello alimentare è improntato su preconcetti e pregiudizi che inducono a scelte sbagliate (per es., scegliere la pasta o il riso in bianco invece che con un sugo, ritenendola più sana e meno calorica) oppure a tecniche di evitamento (eliminazione di intere categorie di alimenti considerati “pericolosi” o “vietati”).
Anche la suddivisione dei pasti viene male interpretata, non tenendo in conto le variazioni della glicemia nell’arco della giornata. Infatti, chi è costantemente a dieta o soffre di un disturbo del comportamento alimentare pensa che se mangerà di meno raggiungerà il proprio obiettivo principale: la diminuzione del peso corporeo. Purtroppo queste persone ignorano o tentano di ignorare il fatto che la fisiologia non può essere controllata con la sola forza di volontà. Infatti, in seguito ad un comportamento alimentare disturbato si verifica che a momenti di grande carico glicemico seguono periodi di forte calo della glicemia, dovuto all’assoluta mancanza di introduzione di alimenti, tale da provocare stati d’ansia, irritabilità, stress che in realtà sono solo segnali di fame ma che non vengono riconosciuti come tali.
A questi episodi spesso seguono comportamenti alimentari alterati quali l’introduzione compulsiva di cibo, solitamente dolci o carboidrati (crackers, pane, stuzzichini, patatine, cioccolata, ecc.) e alimenti ricchi di grassi (salumi, formaggi, salse varie). Questa introduzione compulsiva dà la sensazione di perdita di controllo, anche se temporaneamente diminuiscono i sintomi di ansia e nervosismo in seguito all’introduzione di cibo che provoca uno stato di benessere. A ciò seguono inevitabilmente sensi di colpa e diminuzione dell’autostima, fino ad arrivare all’utilizzo di comportamenti “compensatori” quali saltare i pasti successivi, provocarsi il vomito o l’iperattività fisica.
La sensazione di paura e ansia data dalla momentanea perdita di controllo crea un circolo vizioso, nel quale il tentativo di ipercontrollo attuato attraverso l’astinenza dall’introduzione di cibo provoca un calo glicemico a cui segue uno stimolo della fame che viene negato o non riconosciuto come tale, ma interpretato come ansia, stress o nervosismo. Ciò provoca un’introduzione compulsiva di cibo che determina sensi di colpa e diminuzione dell’autostima, con conseguente aumento del tentativo di ipercontrollo e nuovamente astinenza dal cibo, reiterando all’infinito il circolo vizioso.

Imparare ad ascoltare gli stimoli della fame e della sazietà e a suddividere gli alimenti nell’arco della giornata aiuta ad interrompere il circolo vizioso. Ciò può essere attuato seguendo uno schema molto semplice e lineare che favorisca il fisiologico andamento della glicemia ed aiuti ad evitare picchi di ipo- o iperglicemia.

Generalmente, circa ogni tre ore si verifica un calo di glicemia e compare lo stimolo della fame affinché venga introdotto del cibo che riporti la glicemia a valori di normalità. Spesso, in persone che presentano disturbi del comportamento alimentare, anche non palesi, questo stimolo della fame crea parecchia ansia, in quanto la persona è convinta che se asseconderà lo stimolo introducendo del cibo la conseguenza sarà l’aumento del peso corporeo. Molte persone tendono a cercare di ingannare questo segnale bevendo caffè, succhiando caramelle, masticando gomme, fumando o bevendo un bicchiere di acqua. Finché riescono ad ignorare lo stimolo della fame con questi espedienti sono molto soddisfatte e si sentono forti e potenti, ma quando non riescono più a controllare questi segnali l’ansia elevata scatena una vera e propria crisi bulimica durante la quale viene introdotta una grande quantità di alimenti, velocemente, voracemente e di pessima qualità, in quanto generalmente ricchi di grassi, zuccheri e conservanti. Infatti, molto difficilmente una persona colpita da un attacco bulimico è in grado di scegliere cibi salutari o di prepararsi un vero pasto.
Se il segnale della fame conseguente al calo della glicemia, invece, viene ascoltato e assecondato, magari con l’introduzione di frutta, succhi, centrifughe o yogurt, ideali per le pause fuori pasto, l’attacco bulimico non si verifica e il circolo vizioso viene interrotto, determinando uno stato di benessere psicofisico dato anche dal poter verificare che a questo nuovo comportamento alimentare non segue necessariamente un aumento del peso corporeo. Anzi, proprio questa variazione benefica porterà alla tanto agognata diminuzione di peso in seguito alla diminuzione dell’ansia, dello stress, degli attacchi bulimici, della ritenzione idrica, dell’accumulo di energia sotto forma di grasso corporeo dovuto all’introduzione di grandi quantitativi di cibo in un unico episodio.