Il medico deve sapere osservare le relazioni fra l'uomo e il mondo esterno, fra abitudini di vita e malattia. Solo dopo aver colto tutti questi elementi egli potrà risolvere il problema terapeutico, secondo la regione, il clima e l'individuo.
(Nei Jing Su Wen)

Rando Diana - Dietista e Naturopata - Verona
rando.diana@libero.it

giovedì 11 dicembre 2008

Alimentazione e Pranayama

In tutte le religioni e le filosofie antiche si ritrovano indicazioni relative al cibo, alla sua assunzione, alla salute e alla malattia.
Questo brano è tratto dal libro "Teoria e pratica del Pranayama" di B.K.S. Iyengar - Edizioni Mediterranee.
Le indicazioni che vi si ritrovano sono alquanto interessanti e attuali.

Nella Mahanarayanopanisad, il cibo è descritto come il requisito primario senza il quale l'uomo non può sviluppare il corpo anatomico a livello spirituale.
Il sole irradia il calore che fa evaporare l'acqua. Il vapore si trasforma in nubi, dalle quali la pioggia cade sulla terra. L'uomo coltiva la terra e produce il cibo che, consumato, crea l'energia necessaria al mantenimento del vigore. Il vigore genera la disciplina, che sviluppa la fede, la quale dà la conoscenza. La conoscenza dispensa l'apprendimento, che porta la compostezza, la quale crea la calma. La calma instaura l'equanimità, che sviluppa la memoria e questa induce il riconoscimento. Il riconoscimento apporta il giudizio, il quale conduce all'autorealizzazione.
Il cibo deve essere sano, gradevole e congeniale al corpo e non deve essere ingerito soltanto per gratificare i sensi. Si divide in tre categorie: sattvico, rajasico e tamassico.
Il primo promuove la longevità, la salute e la felicità.
Il secondo produce eccitazione.
Il terzo crea le infermità.
I cibi rajasici e tamasici offuscano la coscienza e ostacolano il progresso spirituale.
E' dovere del sadhaka* scoprire, mediante prove e sperimentazioni, quali sono i cibi adatti a lui.
Il carattere è influenzato dal cibo. La pratica del Pranayama cambia le abitudini alimentari del sadhaka. Il temperamento dell'uomo è influenzato dalla dieta perchè ciò che egli mangia condiziona il funzionamento della mente.
Il cibo vegetariano sattvico, tuttavia, può essere ingerito da tiranni, i quali resteranno comunque rajasici o tamasici. Ciò che importa è lo stato d'animo di chi mangia. Una dieta consistente di soli cibi sattvici aiuterà a conservare una mente limpida e incrollabile.
Il corpo è la dimora dell'io individuale. Se dovesse perire per mancanza di cibo, l'Io lo abbandonerebbe. Il corpo deve essere protetto per ospitare l'Io. Trascurare il corpo porta alla morte e alla distruzione dell'Io.
Secondo la Chandogyopanisad, i cibi solidi, i liquidi e i grassi che alimentano il corpo vengono divisi ognuno in sedici parti all'atto del consumo.
Il cibo si divide in tre di esse: le più grossolane diventano feci, quelle mediane divengono carne e le più sottili diventano la mente.
In quanto ai liquidi, i più grossolani diventano urina, quelli medi diventano sangue e i più sottili divengono energia (prana).
Lo stesso avviene per i grassi: gli ingredienti più grossolani diventano ossa, quelli medi midollo e i più sottili favella.
Non mangiate quando non scorre la saliva, perchè questo indica che il corpo non ha più bisogno di cibo. La quantità e la qualità del vitto devono essere moderate. Quando si ha veramente fame e sete, il cibo viene immediatamente assorbito nell'organismo e lo nutre.
L'acqua da sola può sempre placare la sete. Un vero assetato non cerca altra bevanda che l'acqua.
Frenate la fame e la sete artificiali.
Non mangiate quando siete emotivamente turbati. Quando durante il pasto prevale un nobile stato d'animo, allora tutti i cibi, eccettuati quelli velenosi, sono sattvici.
Il fuoco della digestione è acceso dall'energia che nasce dalla respirazione. Un vitto moderato e nutriente è necessario per mantenere il vigore, la forza e la prontezza della mente.
Evitate i digiuni.
Secondo la Taittiriya Upanisad, il cibo è Brahman*. Deve essere quindi rispettato, non deriso, e non se ne deve abusare.

Note:
* sadhaka: praticante, colui che ricerca
* Brahman: Essere Supremo, causa dell'Universo, spirito onnipervdente dell'Universo

mercoledì 10 dicembre 2008

La prevenzione


Nella società odierna è molto diffusa l’idea che prevenire significhi fare abitualmente visite, controlli, esami e radiografie. Ciò deriva probabilmente dalla consuetudine di considerare la medicina come una pratica atta a “curare” semplicemente eliminando i sintomi delle patologie. Per questo tipo di medicina, il sintomo è qualcosa di inopportuno da sopprimere immediatamente e la malattia è un “male” che va debellato il prima possibile e non l’espressione di uno squilibrio nella stato di salute dell’individuo. I numerosi programmi televisivi che trattano di medicina, salute e benessere, le diffuse campagne pubblicitarie per la “prevenzione” delle varie patologie, gli articoli pseudo-scientifici che appaiono su riviste soprattutto femminili sono tutti orientati verso questo scopo.
La prevenzione così intesa può solo indagare alla ricerca della presenza o meno di una patologia, soprattutto se asintomatica. Lo scopo è avere un punto di partenza per effettuare eventualmente esami più approfonditi. Ma ciò significa scoprire la malattia solamente nel momento in cui è presente, non prevenirla. Inoltre, una volta appurata la presenza di una patologia l’intervento successivo si basa sull’utilizzo di farmaci o tecniche curative più o meno invasive allo scopo di eliminare i fastidiosi sintomi, oppure intervenire chirurgicamente.
Tra le pratiche più in uso a questo scopo ci sono, oltre ai classici esami del sangue, gastroscopie, elettrocardiogrammi, ecc., le radiografie, oggi spesso sostituite dalla TAC. In un articolo della rivista “L’Europeo” del 1994, si afferma che ogni anno circa 1000 italiani muoiono a causa degli esami radiografici eseguiti per verificare il loro stato di salute! L’Italia è il quarto paese nella graduatoria mondiale per il numero di esami radiologici effettuati ogni anno per abitante (1), dopo Giappone (2), Germania (1,4) e Stati Uniti (1,2). Gli effetti a lungo termine dell’esposizione ai raggi X sono cancerogeni (leucemie, cancro della tiroide, ecc.) e genetici (alterazioni morfologiche sia nelle cellule somatiche che cromosomiche e mutazioni genetiche osservabili nelle generazioni successive). L’esposizione a piccole dosi non dà sintomi a breve termine e a lungo termine questi sono molto complessi da appurare perché i danni, se emergenti, si verificano con anni di ritardo su percentuali di popolazione molto bassa.
In senso più naturale e olistico, si può intendere la prevenzione come la capacità di mantenersi in buona salute, sia con l’alimentazione naturale, sia con uno stile di vita altrettanto naturale.
La Medicina Tradizionale Cinese ha sempre considerato la prevenzione delle malattie una delle principali virtù.
Nell’I Ching (Classico dei Mutamenti) si legge:
“L’uomo superiore pensa sempre in anticipo alle malattie e prende misure adeguate per prevenirle”.
Nello Huangdi Neijing (Classico di Medicina dell’Imperatore Giallo) è scritto:
“Il saggio non cura gli uomini quando essi sono già ammalati, ma fa in modo di prevenire la comparsa delle malattie”.
Secondo il pensiero cinese, l’uomo deve sapersi difendere da tutto ciò che può recare danno alla sua salute. Vengono stabiliti, a questo scopo, tre principi fondamentali:
1) sapersi alimentare correttamente;
2) sapersi adattare allo Yin e allo Yang;
3) non esaurire il patrimonio vitale ricevuto alla nascita.
La medicina cinese ha come obiettivo primario insegnare all’uomo a mantenersi in equilibrio con le componenti Yin e Yang dell’Universo, della natura e dell’ambiente. Inoltre, insegna come mantenere l’armonia all’interno del proprio organismo.
Rimanendo nel nostro paese, va ricordato come la Scuola Salernitana, già a partire dall’anno 1000 d.C. (anno della sua fondazione), si fosse prodigata nella stesura di una serie di regole alimentari e di vita che dovevano servire come base per mantenere uno stato di buona salute e prevenire la comparsa delle malattie.
Tra queste, la seguente si addice proprio all‘argomento della prevenzione:
“Poni dei limiti alla gola per aver vita lunga; il medico che nutre poco ti allontana dalla morte”.