Il medico deve sapere osservare le relazioni fra l'uomo e il mondo esterno, fra abitudini di vita e malattia. Solo dopo aver colto tutti questi elementi egli potrà risolvere il problema terapeutico, secondo la regione, il clima e l'individuo.
(Nei Jing Su Wen)

Rando Diana - Dietista e Naturopata - Verona
rando.diana@libero.it

giovedì 22 ottobre 2009

Quante E ci sono nel tuo piatto?


Da circa 25 anni la mia alimentazione è prevalentemente biologica. Prevalentemente, perché spesso non è possibile scegliere, soprattutto quando si mangia al ristorante, in pizzeria o al bar. Solitamente faccio anche la spesa nei negozi che vendono prodotti biologici, ma alle volte, per questioni di tempo o di luogo, è necessario fare la spesa nei supermercati. Allora sorge inevitabilmente la domanda: “Da dove arriva questa frutta e questa verdura?”, “Come sarà stato prodotto questo alimento?”. Così, già da alcuni anni, ho iniziato a controllare tutti gli ingredienti e i paesi di produzione di ciò che volevo comprare. Ed ho scoperto che la quantità di ingredienti inutili presenti negli alimenti è veramente enorme.
Tempo fa, per esempio, in un negozio di prodotti tipici in un paese di montagna ho trovato dei vasetti di verdura veramente invitanti: radicchio di Treviso, tarassaco, funghi, ecc. Verdure anche un po’ insolite da trovare altrove. E mi sono lasciata attrarre dalla bellezza delle verdure e dalla confezione. Ho comprato più vasetti, senza pensare prima di leggere l’etichetta. Quando ho provato a mangiare le verdure, mi sono accorta che avevano tutte lo stesso gusto e non erano buone quanto erano belle, anzi. Ho letto l’etichetta ed ho scoperto che il produttore aveva pensato di introdurre nei vasi un “esaltatore di sapidità”: il glutammato monosodico. Ma che ci sarà da esaltare nella bontà naturale di una verdura? Il contenuto di tutti i vasetti è finito nel secchio dell’immondizia. Delusione e perdita di circa 28 euro.
Morale: meglio leggere le etichette prima di comprare un prodotto, altrimenti:
- Si dovrà buttare via il prodotto e con esso i soldi spesi (scelta auspicabile)
- Ci si sentirà in dovere di mangiare lo stesso il prodotto perché “è peccato sprecare” (sostituendosi alla pattumiera)
- Ci si intossicherà di sostanze inutili e dannose additivate al prodotto.
Purtroppo molte persone non leggono minimamente gli ingredienti, sia per abitudine, sia per la piccolezza dei caratteri di stampa. E così giornalmente introducono una grande quantità di sostanze che intossicano l’organismo senza esserne consapevoli. Spesso, però, le persone sono disinteressate a ciò che introducono nel loro corpo.
Per esempio, quante E vengono introdotte attraverso l’alimentazione quotidiana da una persona?
Le E sono quelle sostanze indicate da una sigla composta dalla E e da tre cifre che indicano il tipo di additivo utilizzato nella preparazione di un prodotto. In base alla direttiva CEE n.107 del 1989, viene considerato additivo alimentare "qualsiasi sostanza normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, che aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, si possa ragionevolmente presumere che diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti, direttamente o indirettamente”.
Quindi, è un qualcosa che non fa parte in natura dell’alimento, non è un alimento, ma diventerà un componente dell’alimento, e con esso entrerà nel nostro organismo.
Tra queste sostanze troviamo: conservanti, antiossidanti, coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, agenti anti-schiuma, anti-agglomeranti, ecc.
Il Centro Antitumori di Aviano (PN) ha distribuito un elenco contenente le sigle dei vari additivi, dividendoli in “inoffensivi”, “sospetti” e “tossici”. Tra questi ultimi, guarda caso, quello considerato il più pericoloso di tutti è l’E330, cioè il glutammato monosodico. Allora, come mai ne viene consentita la sua utilizzazione in moltissimi prodotti?
Sempre nel suddetto volantino è riportato un elenco di categorie di prodotti, comprensivo dei marchi di produzione, che contengono gli additivi alimentari considerati tossici: merendine, bibite, aperitivi, dolciumi, prodotti da lievitazione ma anche sigarette. Al primo posto di questo elenco sono indicate le merendine e le relative ditte produttrici. Infatti, gran parte dei prodotti che contengono additivi alimentari (sia considerati innocui che tossici) sono destinati all’alimentazione dei bambini.
Per esempio: “l’E102 (tartrazina) è un colorante artificiale di colore giallo limone che viene aggiunto nelle bevande gassate, nelle caramelle alla frutta, nei budini, nelle minestre confezionate, nei gelati, nei chewing-gum, nel marzapane, nelle marmellate, nelle gelatine, nella mostarda, nello yogurt e in molti altri alimenti insieme a glicerina, limone e miele. La si può trovare anche negli involucri delle capsule di medicinali. A volte viene addizionato al colorante E133 (blu brillante) e E142 (verde) per produrre diverse sfumature di verde durante i processi di inscatolamento dei piselli. È causa di molte allergie e intolleranze in quanto libera istamine. Tra le reazioni a questo colorante vi sono: emicrania, edemi, visione a macchie, riniti, macchie rosse sulla pelle, problemi di respirazione. Se assunta in concomitanza con l’acido benzoico (E210) provoca iperattività nei bambini. Questo colorante è permesso in Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, mentre è vietato in Norvegia e in Austria” (fonte: Wikipedia, l’enciclopedia libera).
Questo è solo uno degli esempi dei danni che questi additivi provocano alla salute delle persone, in special modo bambini, anziani e convalescenti. Chi, infatti, non ha mai pensato di regalare qualche caramella alla frutta ad un bambino o ad una persona anziana, di portare un gelato ad un degente in ospedale o ad un convalescente, di mettere una merendina nello zaino della scuola del proprio figlio?
La domanda inevitabile è: perché? Perché queste sostanze sono vietate in alcuni paesi ed in altri (il nostro compreso) no, pur sapendo che sono dannose?
Spesso ci sentiamo impotenti di fronte alle scelte delle multinazionali e della politica economica mondiale, ma non dobbiamo dimenticare che noi comuni consumatori abbiamo in mano un’arma molto potente: il potere d’acquisto. Possiamo scegliere ciò che vogliamo comprare, possiamo scegliere ciò che vogliamo mangiare e in questo modo influenzare le scelte produttive delle varie ditte. Ricordiamoci la legge dell’economia studiata a scuola: è la domanda che crea l’offerta.
Cominciate a leggere le etichette dei prodotti che acquistate abitualmente (non solo alimentari, per esempio anche i prodotti cosmetici e di bellezza). Evidenziate quante E trovate e, dando valore 1 ad ogni E, provate a fare il conto di quante E giornalmente finiscono nel vostro piatto, o meglio nel vostro organismo. Il numero totale di E rende l’idea del grado di tossicità giornaliero, dato solo dall’alimentazione. Ad esso bisogna aggiungere una vasta gamma di sostanze tossiche che entrano nel nostro organismo anche attraverso la pelle, l’aria e perfino i pensieri. Se siete curiosi, andate a vedere in internet le notizie relative alle varie sigle. La migliore difesa è la consapevolezza.
Gli unici artefici della nostra salute e della nostra malattia siamo noi. Non solo, siamo anche responsabili della salute e della malattia delle persone che ci stanno vicino, in primis i bambini. Molto tempo fa qualcuno disse: “Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Quindi, evitiamo di intossicare i bambini (nostri e degli altri) offrendo loro caramelle, merendine, ecc. Ci sono molti altri modi per esprimere l’amore. Il cibo ha un’altra funzione.